venerdì 30 settembre 2011



Mi piace la campagna pubblicitaria autunno/inverno di Bottega Veneta realizzata da Robert Polidori a palazzo Papadopoli a Venezia: un’ambientazione ricca, calda, vissuta, che mostra il segno del tempo.
Lo scorso autunno mi ero innamorata della campagna di Louis Vuitton, quella di Steven Meisel con Christy Turlington, Natalia Vodianova e Karen Elson in camerino. Era bella l’evocazione di un backstage cinematografico, il sapore retro che resuscitava gli anni Cinquanta, le donne di Med Men. Ma, appunto, era lo stile anni Cinquanta che catturava il mio sguardo, la femminilità dei bustini e delle gonne a corolla, più che la scena ricreata (cosa peraltro giusta dal punto di vista dell’azienda).
Nella campagna di Bottega Veneta quest’anno lo spazio è denso di emozione. Una scelta che mi fa venire in mente la filosofia sottesa ai lavori di architettura e decorazione di Roberto Peregalli e di Laura Rimini (che saranno presto raccolti in un libro, “L’invenzione del passato”), con la loro spasmodica attenzione al dettaglio, al valore del tempo impresso sulle cose. Dove si è lontani anni luce dalla freddezza di certi luoghi perfetti e privi di anima. Perché la bellezza è qualcosa di vissuto, perché anche gli spazi sono fatti di tempo.


 

martedì 27 settembre 2011

Garance!



Non ero ancora stata all’Excelsior, il grande magazzino del lusso progettato da Jean Nouvel e inaugurato qualche settimana fa dove un tempo sorgeva l’omonimo cinema. Così sabato ho dedicato la prima tappa dei miei vagabondaggi pomeridiani a gironzolare tra i vari piani di questo tempio del consumo di nicchia, preso d’assalto da orde di turisti, curiosi, o semplicemente amanti del bello.
Dopo essermi fatta venire l’acquolina in bocca nell’ammirare le leccornie in vendita da Eat’s, il reparto dedicato al cibo (a proposito, ma quanto sono belle le bolle che lo illuminano!) mi ritrovo in fila davanti all’ascensore del piano terra. E chi mi ritrovo di fronte? Lei! Garance Doré, accompagnata da una bionda amica statuaria. Camicia bianca, pantaloni classici rosa cipria, capelli raccolti, la macchina fotografica al collo, il viso pulito, il sorriso genuino quando le dico “je vous lis tous les jours”: tutto in lei parla di un’eleganza discreta, tipicamente francese. La adoro!

Ps1 Per raccontare chi è Garance bisogna leggerla, guardare le sue foto e le sue illustrazioni. Il resto non conta.

Ps2 Una cosa ci accomuna: dicevo che eravamo in fila all’ascensore, dopo pochi attimi di attesa ha preferito le scale… evviva l’impazienza!

mercoledì 14 settembre 2011

My favourite cut? Dai Garçons!



Finalmente mi sono liberata di quei capelli da maria addolorata: sono tornata dai Garçons della rue!
I garçons sono tanti, 9 in questo periodo, e a dire il vero non sono neppure tutti garçons. Stefano e Mauro sono i proprietari, hanno quell’aria tra l’alternativo e il composto che può anche risultare fastidiosa ma sono parrucchieri eccezionali. E poi tra i garçons c’è Brian, giovane e piemontese, il mio preferito, bravissimo e discreto.
Ma il bello di questo posto dalle parti dei Navigli è che vi si respira un’aria diversa, potrebbe trovarsi a Shoreditch o al Meatpacking. E’ un openspace seminterrato (bello vedere riflesse le gambe dei passanti mentre ci si guarda allo specchio) dal sapore industriale, con arredi poveri ma pieni di personalità: la tenda che divide l’ingresso dalla “sala d’attesa”? Di fili di plastica. La parete in fondo? Tappezzata con decine di vassoi di cartone (quelli da pasticcere, per intenderci). E poi un’altalena trasparente e una vera e propria montagna di riviste italiane e straniere.
Insomma, definire Les garçons de la rue un salone di parrucchieri sarebbe riduttivo. Purtroppo ho dimenticato di chiedere se l’ultimo sabato del mese è dedicato al brunch con dj set come questa primavera. Dovrò tornarci tra due settimane per verificare di persona...

mercoledì 7 settembre 2011

Un matin d’oraNge




Ebbene sì, la moda mordi e fuggi avrà anche i suoi ineccepibili vantaggi (la volubilità che spesso ci travolge trova sempre di che essere soddisfatta) ma il mio dna tende a resisterle. E così nel mio armadio ci sono vestiti di oltre 10 anni fa. Magari riposano indisturbati per anni, e poi un bel giorno zac, ecco che faccio tornare in auge la vecchia gonna rossa. Ogni stagione aggiungo qualcosa ma mi trovo spesso a ripescare nel passato: sarà che indossare anno dopo anno – se lo amo davvero, fino all’usura! – un abito mi fa sentire così irrimediabilmente me stessa.
Posso quindi dire con assertiva sicurezza che la prossima estate porterò ancora il vestito a fiori arancio con allacciatura all’americana e gonna ampia di Zara (sarà soltanto per la terza stagione, un pivellino in confronto alle zeppe a listini ocra che quasi sempre lo accompagnano, comprati sulla Broadway quanti?, 5 anni fa?), stretto sopra la vita dall’obi che mi ha regalato la mia amica D. di ritorno dal suo viaggio di nozze in Giappone. E la pochette di cotone Marimekko (anche questa merito della mia amica D., all’epoca della sua vita helsinkiana).

Non vi pare un insieme spudoratamente allegro?

Un ultimo tocco per esaltare la mattinata radiosa: Les Nuits d’Hadrien di Annick Goutal.









domenica 4 settembre 2011

Joie de vivre

Lo stesso giorno in cui la gonna verde di cotone che accompagnava le mie estati da oltre cinque anni mi ha lasciata (uno strappo di cinque centimetri mi ha fatto gridare di dolore) ho comprato un comodissimo abito lungo di cotone color panna a righine rosse sbiadite, cui è abbinata un’apparentemente improbabile ma in realtà azzeccatissima cintura a foulard gialla. Il negozio dove l'ho trovato si chiama A46 e si trova Turkbuku, nella pensiola di Bodrum. Peccato non ricordare invece il nome di un altro negozio del lungomare, dove ho sospirato di fronte a biancheria e accessori per la casa che potrebbero avere stuzzicato la fantasia e i lavori di Lisa Corti 

Tutto a Bodrum ispira una autentica joie de vivre:
la cura con cui ovunque, a prescindere da quanto chic sia il posto, sono serviti i cibi, con riso melanzane yogurt (che sia il bicchierone di ayran o la ciotola di cacick) onnipresenti.



il tè caldo del pomeriggio, servito sul mare (quanto sono belli questi bicchieri!)


I turchi sono degli imprenditori nati e fanno di necessità virtù, a Bodrum di spiaggia ce né poca, è corta anzi cortissima, ma ogni “bagno” ha la sua palafitta quadrata o allungata, con lettini, enormi cuscini, tappetoni, amache e comodi materassini. 


L’atmosfera è rilassata: i turisti stranieri sono pochi, molti aspettano la fine del Ramadan per andare al mare e quest’anno è stato Ramadan pressoché l’intero agosto. Tutto è così easy...Hai voglia di una fetta di cheesecake (eccezionale quella del Golkoysuites) ma sei troppo pigra per alzarti dal materassino? Non ne hai bisogno, non devi andare al bar nemmeno per una bottiglietta d’acqua perché i camerieri ti gironzolano intorno discreti ma sempre allerta, pronti soddisfare ogni tua richiesta di gola.

E d'altronde cosa meglio della serie di smalti fosforescenti osata dalla mia amica Pe.può testimoniare questa gioia di vivere?