venerdì 23 dicembre 2011

Un piccolo angolo di passato. Pastis.

Non è il ristorante del Meatpacking frequentato dalle ragazze di Sex & The City, bensì un negozio sui Navigli che vende e restaura mobili antichi, soprattutto provenzali, e oggetti: caffettiere dei primi del Novecento, macinini, porcellane déco... Ho comprato qui il settimanale per l'ingresso e sono rimasta colpita dalla grazia della proprietaria, dalla cura che riversa anche nella preparazione di un pacchetto regalo.
E' un piccolo angolo di quiete per chi nutre nostalgia per il passato. Se vi ha affascinato la dolcezza e l'esuberanza di Midnight in Paris molto probabilmente amerete Pastis!





giovedì 22 dicembre 2011

La copertina più elegante

(degli ultimi mesi)



D n. 769, 26 novembre 2011. Foto di Taghi Nadertad.

Bianco e nero.
Etereo e carnale.
La sinuosità del corpo nascosta/esaltata dallo chemisier Ferragamo.

mercoledì 21 dicembre 2011

Ah, Natale!


Ah, Natale! Adoro la città nella frenesia di questo periodo dell’anno. Le mille luci invitano a sopire ogni malinconia. E’ impossibile distogliere lo sguardo dalle vetrine lussureggianti del quadrilatero. La mia preferita? Dolce & Gabbana: come ogni dicembre imbandisce una tavola da pranzo opulenta che omaggia le radici siciliane, questa volta con la variante delle luminarie tipiche delle feste patronali del sud Italia.



E gli edifici luccicano in una cascata di ghiaccio.






martedì 15 novembre 2011



Sono più di dieci anni che questa pagina mi segue nei vari traslochi (avete presente Nanni Moretti in “Aprile”? Ebbene sì, faccio ritagli da sempre). Perché questa bimba siamo noi, oggi, superati i trenta. Perché questa bimba parla di che cosa è per me la moda: niente di importante, soltanto un gioco.
E leggerezza.

mercoledì 9 novembre 2011

Roma


Il riposo del red carpet.
La sera ne sarà regina la flessuosa Valeria Golino, priva di contendenti di pari charme in questo Festival:



L'immagine e la scrittura.
L’universo espressivo di Pier Paolo Pasolini condensato nell’installazione di Dante Ferretti e Francesca Loschiavo.
Una nuvola di fogli e parole.
Il flusso e l'intermittenza delle proiezioni.













martedì 25 ottobre 2011

Galleria

Il meglio sulla stampa delle ultime due settimane


Da sinistra
GIOIA n. 42, 29 ottobre 2011
“Hippo Drome”: foto Alessio Bolzoni, servizio Camilla Rolla

GIOIA n. 41, 22 ottobre 2011
“Autunnale”: foto Stefania Paparelli, servizio Monica Curetti




venerdì 21 ottobre 2011

Autunno!




E’ arrivato l’autunno anche a Milano! 
Trasparenze, macropaillettes, il maschile, i cappelli, il rosa cipria, tricot… Ora possiamo indossare le tendenze di cui sappiamo già tutto dall'estate scorsa. Ma
a)      la parola tendenza è orribile! Implica qualcosa di acritico e indistinto
b)      non tutti i suggerimenti di stile meritano di essere seguiti (il colore-non colore come il cipria?  Se non hai l’incarnato di Jannifer Lopez stanne lontana in inverno!)

Ecco allora la mia personale lista di cosa salvare delle proposte di questo autunno/inverno:

- Ancora Jil Sander, con i grandi fiori sugli ampi volumi. E quelli di Givenchy e Moschino.
- Il lamè dell’abito barocco di Emilio Pucci, perché dice sfrontatamente “sono molto sicura di me”. E quello delle scarpe di Miu Miu  (peccato il tacco a banana, inutile stravaganza). Ma occorre parsimonia con il glitter, eccedere è dozzinale.
- Il collo di pelliccia e il cappello (mai senza il rossetto – è una questione di armonia del viso), non necessariamente Gucci. Certo, sul tema Gucci si impone pressoché incontrastato ma da qualche stagione ho un problema con questo marchio: guardo le sue creazioni, ne ammiro il tratto sicuro e dico wow!, poi le vedo ovunque, mi si imprimono nella mente e nel giro di qualche settimana mi stancano.
Però vale la pena accogliere la suggestione anni quaranta, e più in generale l’omaggio a una donna curatissima e rigorosa, al fascino alto-borghese proposto, a livelli ben più autorevoli, da Fendi, Galliano, Gaultier. MI PIACE, MI PIACE, MI PIACE.
-La blusa: femminile senza essere leziosa. Sofisticata ma essenziale. Perfetta per l’ufficio e per la sera. E ci si può sbizzarrire con i colori: zafferano, bronzo, ruggine, verde.
- Le stringate maschili e il golfino: nel mio armadio da sempre, insostituibili. Le tendenze, per l’appunto, non c’entrano.

L’eccellenza? L'armonia delle forme di Lanvin:



Una considerazione sulle clutch (prima o poi scriverò un post sull’incomprensibile linguaggio della moda). Belle, sono tutte belle. Ma non se ne può più. Sei una donna da tappeto rosso? Non hai bisogno della mini borsetta per tenerci il rossetto: qualcun’altra ci penserà per te. Conduci una vita nomale? Guardi una clutch e ti scappa da ridere.

venerdì 30 settembre 2011



Mi piace la campagna pubblicitaria autunno/inverno di Bottega Veneta realizzata da Robert Polidori a palazzo Papadopoli a Venezia: un’ambientazione ricca, calda, vissuta, che mostra il segno del tempo.
Lo scorso autunno mi ero innamorata della campagna di Louis Vuitton, quella di Steven Meisel con Christy Turlington, Natalia Vodianova e Karen Elson in camerino. Era bella l’evocazione di un backstage cinematografico, il sapore retro che resuscitava gli anni Cinquanta, le donne di Med Men. Ma, appunto, era lo stile anni Cinquanta che catturava il mio sguardo, la femminilità dei bustini e delle gonne a corolla, più che la scena ricreata (cosa peraltro giusta dal punto di vista dell’azienda).
Nella campagna di Bottega Veneta quest’anno lo spazio è denso di emozione. Una scelta che mi fa venire in mente la filosofia sottesa ai lavori di architettura e decorazione di Roberto Peregalli e di Laura Rimini (che saranno presto raccolti in un libro, “L’invenzione del passato”), con la loro spasmodica attenzione al dettaglio, al valore del tempo impresso sulle cose. Dove si è lontani anni luce dalla freddezza di certi luoghi perfetti e privi di anima. Perché la bellezza è qualcosa di vissuto, perché anche gli spazi sono fatti di tempo.


 

martedì 27 settembre 2011

Garance!



Non ero ancora stata all’Excelsior, il grande magazzino del lusso progettato da Jean Nouvel e inaugurato qualche settimana fa dove un tempo sorgeva l’omonimo cinema. Così sabato ho dedicato la prima tappa dei miei vagabondaggi pomeridiani a gironzolare tra i vari piani di questo tempio del consumo di nicchia, preso d’assalto da orde di turisti, curiosi, o semplicemente amanti del bello.
Dopo essermi fatta venire l’acquolina in bocca nell’ammirare le leccornie in vendita da Eat’s, il reparto dedicato al cibo (a proposito, ma quanto sono belle le bolle che lo illuminano!) mi ritrovo in fila davanti all’ascensore del piano terra. E chi mi ritrovo di fronte? Lei! Garance Doré, accompagnata da una bionda amica statuaria. Camicia bianca, pantaloni classici rosa cipria, capelli raccolti, la macchina fotografica al collo, il viso pulito, il sorriso genuino quando le dico “je vous lis tous les jours”: tutto in lei parla di un’eleganza discreta, tipicamente francese. La adoro!

Ps1 Per raccontare chi è Garance bisogna leggerla, guardare le sue foto e le sue illustrazioni. Il resto non conta.

Ps2 Una cosa ci accomuna: dicevo che eravamo in fila all’ascensore, dopo pochi attimi di attesa ha preferito le scale… evviva l’impazienza!

mercoledì 14 settembre 2011

My favourite cut? Dai Garçons!



Finalmente mi sono liberata di quei capelli da maria addolorata: sono tornata dai Garçons della rue!
I garçons sono tanti, 9 in questo periodo, e a dire il vero non sono neppure tutti garçons. Stefano e Mauro sono i proprietari, hanno quell’aria tra l’alternativo e il composto che può anche risultare fastidiosa ma sono parrucchieri eccezionali. E poi tra i garçons c’è Brian, giovane e piemontese, il mio preferito, bravissimo e discreto.
Ma il bello di questo posto dalle parti dei Navigli è che vi si respira un’aria diversa, potrebbe trovarsi a Shoreditch o al Meatpacking. E’ un openspace seminterrato (bello vedere riflesse le gambe dei passanti mentre ci si guarda allo specchio) dal sapore industriale, con arredi poveri ma pieni di personalità: la tenda che divide l’ingresso dalla “sala d’attesa”? Di fili di plastica. La parete in fondo? Tappezzata con decine di vassoi di cartone (quelli da pasticcere, per intenderci). E poi un’altalena trasparente e una vera e propria montagna di riviste italiane e straniere.
Insomma, definire Les garçons de la rue un salone di parrucchieri sarebbe riduttivo. Purtroppo ho dimenticato di chiedere se l’ultimo sabato del mese è dedicato al brunch con dj set come questa primavera. Dovrò tornarci tra due settimane per verificare di persona...

mercoledì 7 settembre 2011

Un matin d’oraNge




Ebbene sì, la moda mordi e fuggi avrà anche i suoi ineccepibili vantaggi (la volubilità che spesso ci travolge trova sempre di che essere soddisfatta) ma il mio dna tende a resisterle. E così nel mio armadio ci sono vestiti di oltre 10 anni fa. Magari riposano indisturbati per anni, e poi un bel giorno zac, ecco che faccio tornare in auge la vecchia gonna rossa. Ogni stagione aggiungo qualcosa ma mi trovo spesso a ripescare nel passato: sarà che indossare anno dopo anno – se lo amo davvero, fino all’usura! – un abito mi fa sentire così irrimediabilmente me stessa.
Posso quindi dire con assertiva sicurezza che la prossima estate porterò ancora il vestito a fiori arancio con allacciatura all’americana e gonna ampia di Zara (sarà soltanto per la terza stagione, un pivellino in confronto alle zeppe a listini ocra che quasi sempre lo accompagnano, comprati sulla Broadway quanti?, 5 anni fa?), stretto sopra la vita dall’obi che mi ha regalato la mia amica D. di ritorno dal suo viaggio di nozze in Giappone. E la pochette di cotone Marimekko (anche questa merito della mia amica D., all’epoca della sua vita helsinkiana).

Non vi pare un insieme spudoratamente allegro?

Un ultimo tocco per esaltare la mattinata radiosa: Les Nuits d’Hadrien di Annick Goutal.









domenica 4 settembre 2011

Joie de vivre

Lo stesso giorno in cui la gonna verde di cotone che accompagnava le mie estati da oltre cinque anni mi ha lasciata (uno strappo di cinque centimetri mi ha fatto gridare di dolore) ho comprato un comodissimo abito lungo di cotone color panna a righine rosse sbiadite, cui è abbinata un’apparentemente improbabile ma in realtà azzeccatissima cintura a foulard gialla. Il negozio dove l'ho trovato si chiama A46 e si trova Turkbuku, nella pensiola di Bodrum. Peccato non ricordare invece il nome di un altro negozio del lungomare, dove ho sospirato di fronte a biancheria e accessori per la casa che potrebbero avere stuzzicato la fantasia e i lavori di Lisa Corti 

Tutto a Bodrum ispira una autentica joie de vivre:
la cura con cui ovunque, a prescindere da quanto chic sia il posto, sono serviti i cibi, con riso melanzane yogurt (che sia il bicchierone di ayran o la ciotola di cacick) onnipresenti.



il tè caldo del pomeriggio, servito sul mare (quanto sono belli questi bicchieri!)


I turchi sono degli imprenditori nati e fanno di necessità virtù, a Bodrum di spiaggia ce né poca, è corta anzi cortissima, ma ogni “bagno” ha la sua palafitta quadrata o allungata, con lettini, enormi cuscini, tappetoni, amache e comodi materassini. 


L’atmosfera è rilassata: i turisti stranieri sono pochi, molti aspettano la fine del Ramadan per andare al mare e quest’anno è stato Ramadan pressoché l’intero agosto. Tutto è così easy...Hai voglia di una fetta di cheesecake (eccezionale quella del Golkoysuites) ma sei troppo pigra per alzarti dal materassino? Non ne hai bisogno, non devi andare al bar nemmeno per una bottiglietta d’acqua perché i camerieri ti gironzolano intorno discreti ma sempre allerta, pronti soddisfare ogni tua richiesta di gola.

E d'altronde cosa meglio della serie di smalti fosforescenti osata dalla mia amica Pe.può testimoniare questa gioia di vivere?



giovedì 4 agosto 2011

Estate

Per molte di noi le vacanze devono ancora cominciare e trovarsi già sollecitate dalle proposte per l’autunno è terribilmente fastidioso. Allora ho cominciato a pensare a quello che di più bello gli stilisti ci hanno offerto per l’estate.
Mi sono immersa negli scatti delle sfilate e ne ho tratto proposte rimarchevoli: l’apoteosi dell’ampia gonna svolazzante color corallo di Lanvin, i fiocchi di Marc Jacobs, la profonda scollatura dell’abito dal sapore orientale Iris Garden di Vuitton.
E poi la freschezza giovanile di Blugirl e il look sbarazzino di Vivienne Westwood, antitetici al rigore impeccabile e all’eleganza austera delle eccellenti composizioni di Yves Saint Lauren, che propone un’immagine di donna consapevole della propria femminilità al limite della sfrontatezza. Un po' come, in parte, fa Fendi.
E un paragrafo a parte merita la bellissima collezione di Dolce & Gabbana,  unica nel suo genere. Interamente bicolore (bianco e nero, con la sola variante del profilo o del decoro argentato), gioca sulla lvorazione del merletto e del ricamo per ottenere risultati completamente diversi.

Ma la proposta culto dell’estate spiccava ineguagliata.
Jil Sander. Già ne avevo avuto il sentore quando questa primavera Garance Doré ci mostrò un suo scatto per l’edizione giapponese di Vogue: l’abito a fiori è un tripudio di forma e colori. E ha fatto bene “D” a metterlo in copertina, qualche tempo dopo.
E’ maestoso. Troppo. Non parlo della tunica a fiori, infatti.
Parlo di questo


Perché dell’abito a fiori mantiene l’idea, l’ampio volume. La valorizza con la tinta unita, decisa. E la coniuga all’eterna semplicità della maglietta girocollo bianca. Ricordandoci di tirarla fuori dal cassetto, se l’avevamo relegata al genere sportivo da uomo, portabile al massimo durante una gita in campagna. Infine, questo scatto ci insegna che raccogliere i capelli, anche d’estate, rende ogni immagine più incisiva, e di classe.